Ciao,
sono appena rientrato a Gran Canaria dopo aver passato un mese in Italia per trascorrere le vacanze di Natale con la mia famiglia e i miei amici.
Mentre ero in aereo mi è tornato in mente questo stesso periodo dell'anno scorso, in cui stava avvenendo una grande fase di cambiamento nella mia vita: il trasferimento a Las Palmas.
Mi sono trasferito qui per varie motivazioni, e una delle cose che mi ha affascinato sempre degli Spagnoli (alle Isole Canarie è ancora più accentuata) e che ho sempre voluto far mia è la loro cultura della calma, che si contrappone alla nostra Italianissima cultura della fretta.
Ecco la differenza tra i due approcci in un aneddoto (estratto dalla puntata #9 del mio Podcast "Pane & Slow Life").
Uno dei primi giorni dopo il mio trasferimento a Las Palmas entro in un bar sotto casa per il mio classico caffè post pranzo.
Era una mia classica giornata in cui non ho impegni importanti o appuntamenti per cui devo essere puntuale. Una giornata Slow, insomma.
Mi siedo al bancone e cerco timidamente di attirare l’attenzione della barista, che era incollata al suo smartphone. Lei si accorge di me e le chiedo un espresso.
Con un sorriso a 32 denti mi dice ok e poi resta incollata al telefono.
Io paziento 🧘♂️
Passa qualche momento ma lei non sembra volersi staccare dal telefono. Non ho la più pallida idea di cosa lei stia facendo, ma non importa.
Tiro fuori anche io il mio telefono e mi metto a scrollare il feed di Instagram.
La tipa non si muove e io inizio a innervosirmi.
Poi, in un istante di lucidità, mi guardo da una prospettiva in terza persona, mi accorgo dell’emozione negativa incalzante e la disinnesco: “ma che problemi hai? Chi ti corre dietro? Nessuno. Rilassati, cazzo!"
Neanche finisco di rimproverarmi per questo impulso fast che la barista molla il telefono, mi sorride gentilmente come per ringraziarmi per l'attesa e mi prepara un espresso che ancora oggi non mi fa sentire la mancanza dell’espresso italiano.
Eccola lì, la differenza di culture.
Ed eccolo lì, l'effetto che la cultura della fretta ha su di me!
Sono stato per 30 anni immerso in un ambiente in cui automobilisti e pedoni si scannano per chi deve passare prima.
Un ambiente in cui quasi ogni cosa sul lavoro è urgente o serve "per ieri".
Un ambiente in cui le persone credono di perdere tempo quando non fanno le cose di fretta ma poi non sanno cosa farne del tempo che guadagnano [cit. Eric Fromm].
Dopo questo anno passato qui in Spagna, torno in Italia e rido ogni volta che un automobilista diventa molesto col clacson quando scatta un semaforo verde.
Rido ogni volta che vedo un'auto che non si ferma sulle strisce per far attraversare un pedone.
Rido quando vedo gente correre a perdifiato per accaparrarsi un posto nel vagone di una metro che passa ogni 2 minuti.
Rido e quando lo faccio, rido anche di me stesso perché infondo anche io sono così.
Ma dopo un anno in Spagna ho imparato a mettere un filtro tra l'impulso della fretta e la manifestazione del comportamento da matto.
Quel filtro ha le sembianze di Carlo Verdone che mi urla "Ah Stron*o! Ma 'ndo cazzo vai così di fretta?"
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