"Se davvero la Slow Life paga, condividi i tuoi guadagni ora con benchmark su quelli che avevi quando stavi in Italia. Probabilmente avrai guadagnato tempo libero, ma a quale costo?"
Questa è stata
una delle domande che ho ricevuto nell'ultima sessione di Q&A tra le mie storie Instagram.
Per quanto tentato, ho evitato di cedere alla pacchiana provocazione.
Non perché io abbia problemi a parlare in modo trasparente di quanto guadagno (è tutto spiattellato pubblicamente all'interno del mio corso Disciplina Finanziaria) ma perché avrei contribuito ad alimentare la solita retorica del "gira tutto intorno ai soldi".
I soldi sono importanti.
Chi ne ha tanti è mediamente meno preoccupato (quindi più felice)
di chi ne ha pochi.
Quindi alla fine, in modo oggettivo e al netto dei traumi psicologici infantili, il ricco snob e tamarro ha una qualità di vita superiore a quella di un povero umile e dimesso (anche se entrambi sono stereotipi: al mondo esistono ricchi umili e dimessi ma pure poveri snob e tamarri.).
In ogni caso, i soldi sono sempre una conseguenza.
Di tante cose, prima di tutto del modo di pensare.
Infatti quella domanda anonima mi ha fatto riflettere su come quell'implicito modo di pensare sia specchio di un'educazione compromessa dal tabù del denaro, che a sua volta dà vita a questa credenza sbagliatissima sul lavoro: più lavori = più guadagni.
Secondo tantissime persone esiste una correlazione lineare tra quantità di lavoro e guadagno: l'unico modo per guadagnare di più, è lavorare di più.
Chiaramente siamo allevati fin da piccoli per fare
i dipendenti (niente contro i lavoratori dipendenti, faccio solo una constatazione), quindi è naturale che la maggior parte della gente la pensi in questo modo.
Per lo stesso motivo ci laureiamo e studiamo non col fine di aumentare il nostro bagaglio di conoscenze, ma con la prospettiva di trovare lavoro ed essere assunti da qualche azienda.
Altra credenza sbagliata: ho una laurea = qualcuno mi darà un lavoro.
E negli ultimi anni abbiamo visto che non è più così lineare questa correlazione.
Tornando al discorso lavoro, la verità è che il modo più facile per guadagnare di più, non è lavorare di più, ma lavorare MEGLIO.
L'aumento dei propri guadagni e quindi del proprio benessere è una questione di qualità, non di quantità.
Spesso, quando lavori bene, non hai bisogno di lavorare tantissimo per produrre risultati (anche
economici).
Lavorare male invece ti mette nelle condizioni di doverti ammazzare di lavoro e dover rimanere in ufficio oltre l'orario di lavoro.
Come si fa a lavorare meglio?
Bella domanda, provo a condividere la mia esperienza:
personalmente mi dedico ogni giorno all'incremento della qualità del mio lavoro, con l'obiettivo di impiegare sempre meno tempo per garantire ai miei clienti un output di qualità sempre migliore.
Una metrica che mi rincuora, per rispondere parzialmente al signore della domanda, è che negli ultimi 3 anni ho gradualmente diminuito le mie ore di lavoro, ma in modo inversamente proporzionale si sono gradualmente alzati i miei introiti.
E conosco tanti altri colleghi e amici che seguono la stessa filosofia, ottenendo gli stessi risultati.
Il punto è che quasi mai per rallentare bisogna aggiungere.
Spesso bisogna
semplicemente sganciare le zavorre.
Che siano clienti non in linea (ultimamente ne ho sganciato più di qualcuno), processi di lavoro troppo complicati, capi scassaminc*hia o convinzioni sbagliate che non ci permettono di vedere oltre il nostro naso.
Quante zavorre ci siamo lasciati alle spalle per arrivare dove siamo ora?
Quale sarà la prossima zavorra da sganciare?
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